14 marzo 2011

Crisantemi giapponesi

Scegliere un'immagine per questo post non è stato semplice: non volevo che vi fosse l'ennesima foto della devastazione che ha flagellato il Giappone, anche perchè l'ultima mia intenzione è quella di usare il dolore di altre persone per avvalorare le mie opinioni, per quanto meritevoli le possa ritenere.

Così ho optato per la stampa di un fiore, il crisantemo, che è anche il simbolo della casata imperiale giapponese e che per quel popolo significa purezza, nobiltà d'animo, pace e longevità. Bianco indica la verità, rosso l'amore. Il kanji riportato sulla stampa è rispetto.


E rispetto bisognerebbe portare alla verità. Accettare con la massima e quanto mai più ragionevole umiltà il fatto che la tecnica e l'ingegno umano non possono arrivare a prevedere ogni cosa. Che l'imponderabile accade, e che quando questo si verifica le tragedie che ne conseguono dipendono anche dalle scelte che si sono fatte in precedenza, dalla loro intrinseca pericolosità.

Così è possibile sulle prime non mostrare le immagini dell'esplosione avvenuta a Fukushima (cosa che le emittenti estere hanno invece immediatamente proposto), dire che anche di fronte a un sisma di tali proporzioni gli impianti nucleari giapponesi hanno retto perfettamente, ammettere lievi avarie "...ma solamente in uno dei 55 reattori presenti..." e, mentre l'emergenza (anzi le emergenze) sono purtroppo tutt'altro che lungi dall'essere risolte, affermare che in Italia si deve andare avanti con il programma nucleare, in quanto non ci si deve far condizionare dalle scelte emotive. Magari definendo sicure tipologie di reattori sulla base di sistemi di sicurezza che in realtà, su quel tipo di centrale, proprio non sono previsti. Oppure affermando che eventi tali nell'area del Mediterraneo non possono verificarsi.

E nel caso avvenissero?

Affermare "non possono verificarsi" implicherebbe possedere il dono della preveggenza. Capacità che gli esseri umani, nel corso dei millenni, hanno dimostrato di non possedere. Alcuni anzi si ostinano a dimostrare di non possedere nemmeno il dono dell'intelligenza. E' il caso di multinazionali e politici che portano come modello e vanto la centrale slovena di Krsko, dimenticando forse che tale impianto è costruito in una zona altamente sismica, che non resisterebbe a terremoti neanche lontamente paragonabili a quello giapponese (e già verificatisi in quell'area due volte negli ultimi 500 anni) e che alcuni istituti bancari (Bank of Austria in primis) dopo aver visionato la "bontà" del progetto di ampliamento hanno subito deciso di non concedere i finanziamenti richiesti.

Io mi auguro, e auguro a tutto il popolo giapponese, che l'emergenza nucleare rientri presto e che venga loro risparmiata un'ulteriore catastrofe. Purtroppo sono pienamente cosciente, come credo (spero) non lo sia la maggior parte delle persone che si ostina a dire che a Fukishima non è accaduto nulla di grave, che ciò che loro ritengono un piccolo malfunzionamento sarà la causa della morte di centinaia di persone: i lavoratori occupati nell'impianto (già esposti a dosi altissime di radiazioni), ma anche e soprattutto i soccorritori, gente che malgrado sappia perfettamente quello a cui sta andando incontro continua a lavorare per cercare di fermare qualcosa che potrebbe rivelarsi terrificante per decine di migliaia di persone.

Così, mentre i crisantemi giapponesi col trascorrere delle ore tendono sinistramente ad assumere il funereo significato che viene loro associato dalla cultura latina, sarebbe il caso, in nome del rispetto che è dovuto a chi sta lottando per la vita degli altri, rimanere in silenzio e smettere di ostentare la boria dei venditori disonesti.


La stampa riportata in testa all'articolo può essere acquistata tramite il sito JapanCalligraphy

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